Sono ormai lontani i sogni di Bologna
distratti dal dolore dei quartieri
ridotto alle mie passeggiate sul corso del fiume
a discorrere della vita con me stesso
mentre tutto scorre, io respiro a stento
e dove si abbracciano i giovani
io li biasimo
Fuggo l’autobiografia, un’esegesi di me stesso
un encomio al mio sentire
sono colui che con il corpo inciampa nella morte
per ritrovare tutte
le chiese che ha fuggito
Noi poveri codardi ed assassini
nascosti dal talento, ci rifugiamo
stanchi
sopra i sagrati
sperando che ci salvino i testi sacri
dalla vuotezza,
e Dio l’analfabeta, chiamato il cieco
non ha lasciato nulla per noi che siamo atei
Il fiume, allora, imparerà il mio nome
ed io il suo
ci abbracceremo amanti, spezzati dal deserto
vesi che dicono, versi che significano, versi che spiazzano
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Versi che cerco di non rileggere, i versi migliori. Grazie 🙂
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